Al Pertini solo 2 ginecologi non obiettori per eseguire gli aborti

Lo scandalo della ragazza che ha abortito da sola nel bagno del Pertini è solo di ieri. Oggi le prime reazioni della politica, è cominciato il balletto dell’ipocrisia. Vita di Donna: "La Regione non ha fatto nulla per le donne"

Valentina, affetta da una rara malattia genetica, al quinto mese aveva deciso di abortire. Riesce ad ottenere il ricovero presso l’Ospedale Pertini di Roma ma lì, come nella grande maggioranza degli ospedali laziali, i ginecologi non obiettori sono una minoranza e, nello specifico, solo due.

Forse a causa di un cambio di turno, la ragazza rimane priva di assistenza e abortisce da sola nel bagno dell’ospedale.

Questa è la sintesi di quello che abbiamo pubblicato ieri. Ora si cominciano a registrare sui giornali le prime reazioni. C’è la replica della Asl Roma B che si difende spiegando che “La signora Valentina è stata seguita dal personale che ha l'obbligo dell'assistenza anche nel caso di obiezione di coscienza. Nel caso specifico da due medici non obiettori che fanno parte dell'equipe istituzionalmente preposta all'interruzione volontaria di gravidanza”.

Ma le repliche del “the day after” davvero inquietanti sono quelle della politica. Già da ieri il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, raccontava su facebook che avrebbe approfondito la vicenda, anche se vecchia di quattro anni. Poi oggi annuncia che farà le linee guida per l’applicazione della Legge 194.

Il ministero della Salute alita sul collo di Zingaretti e con una nota rende noto di avere chiesto spiegazioni alla Regione Lazio. Inoltre, si legge nel comunicato pubblicato sul sito del ministero, “è stato chiesto alla Regione se abbia intrapreso azioni volte ad accertare che nelle strutture sanitarie preposte sia assicurato l’espletamento delle procedure previste dalla legge 194 del 1978 sulle interruzioni volontarie di gravidanza e con quali modalità la Regione controlla e garantisce l’espletamento di tali procedure nelle strutture sanitarie”.

Inquietante. Da anni le donne, molti operatori della salute, le associazioni, e le autorità sanitarie stesse forniscono i numeri dell’obiezione di coscienza in Italia scattando una fotografia catastrofica di quella che è la situazione negli ospedali del Paese, ma soprattutto nella Regione Lazio.

Ora il ministro Beatrice Lorenzin, romana di nascita, quindi cittadina laziale, chiede lumi a Zingaretti e vuole sapere cosa sta facendo per assicurare l’applicazione delle legge 194. Eppure i numeri erano noti da anni, ancora qualche giorno fa li abbiamo ripassati leggendo quelli forniti dalla Laiga, la Libera associazione italiana dei ginecologi per l'applicazione della legge 194, che ha collaborato alla stesura del documento Ue che condanna l'Italia proprio per la violazione delle legge 194.

Nel Lazio la percentuale dei medici obiettori è del 91,3%, a fronte di una media nazionale che si aggira intorno al 70%. In 10 ospedali pubblici, su 31, non si applica la legge. In tre province non si eseguono gli aborti terapeutici.

Dove vivono Zingaretti e Lorenzin? Non ci sono commenti per un comportamento che appare come uno scaricabarile che grida vendetta.

I commenti li chiediamo invece a Lisa Canitano, presidente dell’Associazione Vita di Donna Onlus.

Dottoressa Canitano, la sua associazione da 17 anni si occupa della salute delle donne. Vi occupate di informazione sulla contraccezione, dell’indirizzamento presso i servizi sanitari pubblici delle donne che si rivolgono a voi, avete creato una rete di medici prescrittori per sopperire alla difficoltà di reperire la ricetta della cosiddetta pillola del giorno dopo, vi occupate di gravidanza e di allattamento. Insomma, come è spiegato nel vostro statuto, cercate di tutelare la salute delle donne. Cosa ne pensa di quello che è accaduto al Pertini?

“La notizia della tragedia del Pertini, peraltro vecchia, non fa che portare alla luce il drammatico abbandono in cui vivono le donne del Lazio rispetto alla loro salute riproduttiva. Consideri che noi riceviamo migliaia di email e telefonate ogni anno e siamo un osservatorio attendibile, almeno per quello che riguarda questa Regione".

Ci spieghi, cosa non va?

“Non esistono percorsi né protocolli certi per nessuna gravidanza, né per quelle sane ingiustamente medicalizzate e costrette da un sistema perverso a pagarsi migliaia di analisi inutili, né per le gestanti malate, anche gravemente, che sono costrette ad andare a pagamento dai medici che fanno la patologia ostetrica negli ospedali, né per le interruzioni di gravidanza nel primo trimestre, dove abbiamo zone con tre o quattro ospedali chiusi e donne che vagano di ospedale in ospedale cercando una interruzione di gravidanza. Ma potremmo parlare anche dell’assenza totale di servizi facilmente disponibili per malattie sessualmente trasmesse, mentre si fa un gran parlare del sesso delle giovani donne, non muoviamo un dito per proteggerle”.

E rispetto alla vicenda della donna che ha abortito da sola?

“Le donne che vengono sottoposte ad aborto terapeutico sono l’anello più debole di questa catena perché non possono acquistare questa prestazione, ma devono ricorrere alla sanità “bene comune” che dovrebbe proteggerle. Ma la sanità pubblica della Regione Lazio non protegge nessuna donna e le abbandona tutte alla ricerca di un protettore”.

Secondo lei la Regione Lazio ha fatto qualcosa per migliorare la condizione delle donne dopo la Giunta Polverini?

“Zingaretti in un anno non ha cambiato nulla di questa situazione, la Regione non ha emesso protocolli, gruppi di lavoro e linee guida che dessero alle donne la certezza del diritto nell’assistenza sanitaria, non solo nelle loro scelte, ma persino nelle loro malattie. Ieri sera su twitter ci avvisa che farà le linee guida per la 194, evidentemente solo gli articoli sui giornali lo fanno muovere. Ci aspettavamo ben altro”.

Voi cosa avete fatto? Avete provato a farvi sentire dalla Regione?

“Vita di Donna, insieme alle altre associazioni della Casa Internazionale delle Donne, ha salutato subito l’arrivo di Zingaretti come la possibilità di un nuovo inizio per le donne di questa Regione. Abbiamo ottenuto con grande fatica un incontro in cui abbiamo richiesto linee guida, protocolli, controlli e gruppi di lavoro su ogni argomento, dalla gravidanza fisiologica alle interruzioni di gravidanza”.

E come è andata?

“Questo accadeva l’anno scorso. Dopo di che c'è stato solo un silenzio assordante, sono stati convocati i responsabili dei consultori senza le donne e le associazioni, si sarà svolta la solita recita di "tutto va ben madama la marchesa" e per le donne non è cambiato nulla. Della Regione trasparente e partecipata che ci era stata promessa non abbiamo visto nulla, ma proprio nulla”.

IN ARGOMENTO:

Abbandonata dai ginecologi obiettori abortisce nel bagno dell'ospedale

Pubblicato 13/3/2014

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