Aids, è bufera sul Papa. Francia, Germania e UE: Il preservativo arma essenziale.

La Spagna annuncia l’invio in Africa di un milione di condom. I commenti più morbidi che provengono dalle cancellerie europee parlano di sbigottimento, incredulità, irresponsabilità, costernazione, inquietudine.

L’Italia infila la testa nel buco con il laconico commento del ministro Frattini: “Non commento le parole del Papa”. Berlusconi difende Benedetto XVI: “Sull’Aids è coerente con il suo ruolo”.

Tutto è cominciato mentre il Pontefice era in volo per il continente africano. Anticipando ai giornalisti i temi che avrebbe affrontato nel corso della sua visita, a proposito della lotta all’Aids ha dichiarato che l’epidemia "non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi, aumentano i problemi".

Uno smacco per chi da anni si prodiga per debellare un’infezione, definita in passato “la maledizione di Dio contro l’uso improprio della sessualità”. Organizzazioni umanitarie, di medici, di volontari e molti preti, suore e missionari restano allibiti. Persone in trincea che combattono ogni giorno, operatori che non alloggiano all’Hilton e non indossano scarpe di Prada. La stessa Unaids, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa dell’Aids, conferma che il preservativo è un “elemento essenziale” nella lotta alla malattia.

Mai prima d’ora le parole di un Papa avevano suscitato dure e aperte critiche come in questa circostanza. In effetti, se si pensa che solo nell’Africa Sub-Sahariana il 68% della popolazione è sieropositiva, si comprende il motivo dell’ostilità manifestata nei confronti della presa di posizione del Vaticano.

Ancora una volta si deve constatare come la Chiesa porti avanti le sue ragioni facendo della cattiva informazione. Universalmente il preservativo è riconosciuto, su dati scientifici, come l’unica arma efficace contro le malattie a trasmissione sessuale. Sostenere il contrario, farlo di proposito in un angolo di mondo in cui bambini giocano con i profilattici gonfiandoli come i palloncini mentre gli adulti ne ridicolizzano l’uso, è assolutamente ingiustificabile. Parole retrive, di ostacolo alla diffusione di una cultura costruita sul rispetto dell’altrui salute e sulla protezione della propria. In un continente devastato da conflitti, dittature ed ignoranza diffusa è facile vendere speranze e false informazioni.

In pochi giorni la Chiesa cattolica ha riabilitato vescovi lefebvriani che negano l’Olocausato, ha scomunicato chi si è preso cura di una bambina brasiliana di nove anni stuprata dal patrigno. I grandi episcopati europei criticano apertamente il Pontefice, un teologo tedesco ne ha chiesto le dimissioni “per il bene della Chiesa”. Rispondendo ad una domanda sulla sua presunta solitudine, il Papa ha detto di non essere solo e di essere circondato da collaboratori e amici.

In effetti ha ragione. L’America di Obama, ribaltando la posizione dell’amministrazione Bush, ha annunciato la sua adesione alla carta dell’Onu contro le discriminazioni di genere. Questo significa riconoscere ai gay gli stessi diritti di tutti gli altri esseri umani. Il Vaticano ha rifiutato di firmare quella carta e, anche se ora ha perso gli Stati Uniti, resta in ogni caso in buona compagnia: paesi islamici, Russia e Cina. 91 paesi nel mondo in cui l’omosessualità è ancora un reato e in sette è un crimine punito con la pena di morte.

Mauro David

Pubblicato il 17/3/2009

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